Turandot

Ombra della luce

Lo spettacolo dislocato

La 25esima edizione di Collinarea Festival del Suono (2023) ha visto, quale evento portante, la realizzazione dello spettacolo dislocato Atroce Favola tratto da Madama Butterlfy di Giacomo Puccini, realizzato grazie allo strumento Connessioni©.

La messa in scena di Turandot – Ombra della luce in Connessioni è più evoluta rispetto alle precedenti edizioni grazie a un minuzioso lavoro di progettazione che esalta il carattere “ubiquo” del progetto.

Prende quindi vita un grande lavoro creativo che riguarda un nuovo modo di concepire le scenografie, il progetto luci, la progettazione e la realizzazione professionale di costumi svolta in collaborazione con Manifatture Digitali Cinema. L’interazione tra gli attori ricama un botta e risposta in tempo reale che avviene in posti distanti tra loro ma vicini nello spazio “virtuale” della Turandot. In questa dimensione, anche la musica suonata in piazza dall’Orchestra Amedeo Modigliani di Livorno si intreccia e si fonde con le note di Franco Battiato, contemporaneamente suonate dalla band situata nel giardino del Comune di Lari. Persino il direttore dell’orchestra canta insieme al cantante della band.

In questo spazio multi-dimensionale, il pubblico vive lo stesso spettacolo da due diversi punti di vista e – all’interno del proprio habitat – prova emozioni diverse, proprie dell’ambiente particolare in cui sono immersi in quel momento. Chi si trova nella piazza è di fronte al Palazzo di Turandot, chi invece si trova nel giardino del Comune è nei sobborghi di Pechino, insieme al popolo.

Lo spettacolo è suddiviso in tre atti fra ai quali il pubblico si sposta da una location all’altra.

In scena ci sono più di 130 artisti – tra attori, musicisti, coro lirico e coro teatrale – che rispetto alle precedenti edizioni vengono filmati, da una troupe cinematografica in movimento. La regia video, di Nico Lopez Bruchi, intesse una trama che si incastra perfettamente nelle scenografie delle due location di rappresentazione e fa sì che lo spettacolo unico possa esistere in questa nuova sorprendente modalità.

 

La struttura dello spettacolo vede la contaminazione tra lirica, musica pop sperimentale, teatro, video, suono, danza dove anche la sezione dei cori è vista e proposta in modo atipico.

Se la trama originale dell’opera di “Turandot” gira intorno a tre enigmi e un rito, in questa rivisitazione si aggiunge un quarto enigma mai rappresentato in scena e mai risolto che riguarda direttamente Giacomo Puccini: il finale dell’opera dopo la morte di Liù.

Amore e potere, tanto forti da trascinare il popolo nel gioco che questi potenti elementi creano, sono alla base della struttura del dramma. Il popolo, elemento fondamentale e trascinante dell’opera, è qui rappresentato da un coro lirico e un coro teatrale, in una trasposizione contemporanea dove Turandot è la guida, armata di una bellezza tanto travolgente da incarnare ciò che ai nostri tempi riveste un ruolo primario nella società, ovvero l’immagine. Il Popolo osserva, commenta, giudica, prende parte in una oscillazione dove domina la violenza e talvolta si cade nella pietà, necessaria quest’ultima ad alimentare ulteriormente lo stato di terrore.

Guardiamo a Puccini quale innovatore, visionario capace di anticipare le sonorità dei linguaggi musicali di oggi e tematiche vicine ai nostri tempi attraverso storie straordinariamente contemporanee.

Franco Battiato è uno dei musicisti che più ha indagato, attraverso vere e proprie contaminazioni musicali, su vari piani, inserendo la musica classica e le voci liriche nelle proprie composizioni, indagando filosoficamente su elementi della natura umana, talvolta in modo enigmatico, incluso il rito e di conseguenza la componente esoterica.

Nel nostro immaginario Franco Battiato è dunque Giacomo Puccini oggi; quello che ne nasce è un mixaggio musicale e drammaturgico che sfrutta due epoche diverse per raccontare un’unica storia…

Pechino al tempo delle favole

 Turandot- ombra della luce
da Turandot di Giacomo Puccini
scrittura e regia Loris Seghizzi 
aiuto scrittura Edoardo Mancini
assistenza regia Sergio Masiero
direttore del suono Gabriele Guidi
riprese sonore Mirco Mencacci
creazione e direzione cori teatrali Manuela Lo Sicco e Sabino Civilleri
scenografie Cesare Innerzillo
sezione tecnica luci Michele Fiaschi
regia video in diretta Nico Lopez Bruchi
direttrice di produzione Elina Pellegrini
costume designer Eros Carpita
costumi realizzati Manifatture Digitali
sezione lirica Orchestra del Teatro Goldoni di Livorno
direzione Orchestra Mario Menicagli
Sezione Rock
chitarre Giovanni Bracci
batteria Giacomo Macelloni
basso Carlo De Toni
tastiere Luca Ciarfella
voci Daniela Bulleri e Francesco Oliviero