Spettacolo opera ubiqua


Un viaggio tra lirica, musica pop sperimentale, teatro, video, suono, realizzato grazie all’infrastruttura Connessioni© nel Borgo di Lari.





Bohème: La povertà mi è lieta (2024)
Produzione Collinarea Festival 2024
Bohème: La povertà mi è lieta, è l’ultimo atto della trilogia dedicata a Puccini – dopo Atroce Favola (Madama Butterfly) messa in scena nel 2022 e Turandot – ombra della luce, messa in scena nel 2023 – nell’anno delle celebrazioni del centenario della morte del grande Maestro.
Bohème è per noi uno spunto autobiografico. Quegli anni rappresentati a Parigi sono molto somiglianti agli anni vissuti dai nostri predecessori a Napoli, o nei tanti luoghi di quell’Italia che si precipitava nella guerra, dove molti artisti continuarono il mestiere; e soprattutto dopo la guerra, quando nascevano le compagnie di giro, delle vere e proprie comuni viaggianti che riuscivano a campare grazie ad espedienti di ogni tipo, ma sempre spinti orgogliosamente dal “mestiere”, dei veri bohèmien.
Sull'opera
In questa trasposizione contemporanea, La Bohème si tiene nel luogo di residenza di Dolores, un’anziana attrice che ha rivestito da giovane, nel 1954, il ruolo di Mimì, personaggio da lei particolarmente amato. Dolores non può muoversi ma può ascoltare e vedere dalla sua abitazione. Per l’occasione, arriva la compagnia teatrale storica. L’opera riunisce dunque il gruppo di artisti e compagni che visse quell’epoca fortunata, fatta di sacrifici, viaggi, amori, incontri, tanto teatro, miseria e nobiltà… attraversando insieme buona parte del ‘900.
Nella casa museo di Dolores, La Bohème spalanca la finestra sui ricordi degli anziani artisti, dei tempi in cui anche loro interpretarono l’opera di Puccini in prosa, insieme alle tante rivisitazioni di celebri autori, in mezzo alla messa in scena di una vita fatta di acrobazie…
Lo spettacolo segue dunque una linea realistica, intrecciata con quella surreale attraverso il tema del ricordo, frammenti di vita e d’arte di quel tempo.
Come in occasione sia di Atroce Favola che di Turandot, l’opera vive la commistione tra le arti che ed è stata dislocata in quattro location:
La piazza Matteotti è il luogo del ricordo e il vecchio magazzino, con i sei interpreti giovani, la band e il “coro cittadino”.
Il Giardino del Comune è la casa di un passato più vicino, con i sei attori anziani, l’orchestra di 35 elementi e i cantanti della sezione lirica. Il Teatro Comunale, come centro di regia video/luci. Lo studio SAMworld, centro del missaggio e della registrazione del suono. Le prime due location ospitano ciascuna il proprio pubblico e gli spettatori assistono all’opera completa da punti di vista diversi.
Lo spettacolo sfrutta la tecnologia della fibra ottica, traducendo l’esperienza in suono e immagini che si affiancano e accompagnano la componente viva della scena, interpretata da attori, cantanti e musicisti, in tutto 50 artisti coinvolti, oltre all’orchestra.
È dunque uno spettacolo live che si muove tra il reale e il virtuale, pilotato da due grandi regie professionali da dove sono guidate in remoto tutte le sezioni tecniche (video, luci e suono). Ogni location ha un sistema audio immersivo, proiezione di alta qualità in video architetturale.
Per la prima volta nella storia dello spettacolo dal vivo, assistiamo ad una rappresentazione dislocata in un borgo medievale, appositamente cablato a servizio della messa in scena. Un unico grande spettacolo che vive tra due palcoscenici a cielo aperto. Inoltre, grazie a Connessioni©, abbiamo una tecnologia che permette di collegarsi alla regia centrale e ricevere immagini e suono immersivo broadcast pronto per l’emissione web, radio e tv.
Contribuenti
Bohème: La povertà mi è lieta da Bohème di Giacomo Puccini
scritto e diretto da Loris Seghizzi
con Iris Barone, Walter Barone, Spencer Barone, Eros Carpita, Alice Giulia di Tullio, Luca Bicchielli, Sabino Civilleri, Alice Bosio, Gaia Picchi, Sergio Masiero, Filippo Brancato, Nicola Finozzi, Alessandro Lazzari
Bohèmien band con Giacomo Macelloni (batteria), Giovanni Bracci (chitarre), Luca Ciarfella (chitarre), Fabio Di Tanno (basso e contrabbasso), Lorenzo Raffaele (piano e tastiere), Elisa Arcamone (voce), Francesco Oliviero (voce)
Orchestra del Teatro Goldoni di Livorno diretta da Stefano Cencetti
progetto tecnico di Gabriele Guidi
progetto sonoro di Mirco Mencacci
progetto luci di Michele Fiaschi
progetto video di Boris Pimenov
assistenti di produzione Giuliana D’Alessandro e Edoardo Mancini Baldacci
impianto video a cura di C3 srl
costumi ideati da Eros Carpita e Silvia Salvaggio e realizzati da Manifatture Digitali


Turandot: Ombra della luce (2023)
Produzione Collinarea Festival 2023
Pechino al tempo delle favole: La 25esima edizione di Collinarea Festival (2023) ha visto, quale evento portante, la realizzazione dello spettacolo dislocato Atroce Favola tratto da Madama Butterfly di Giacomo Puccini, realizzato grazie allo strumento Connessioni©.
La messa in scena di Turandot: Ombra della luce in Connessioni è più evoluta rispetto alle precedenti edizioni grazie a un minuzioso lavoro di progettazione che esalta il carattere “ubiquo” del progetto.
Prende quindi vita un grande lavoro creativo che riguarda un nuovo modo di concepire le scenografie, il progetto luci, la progettazione e la realizzazione professionale di costumi svolta in collaborazione con Manifatture Digitali Cinema. L’interazione tra gli attori ricama un botta e risposta in tempo reale che avviene in posti distanti tra loro ma vicini nello spazio “virtuale” della Turandot. In questa dimensione, anche la musica suonata in piazza dall’Orchestra Amedeo Modigliani di Livorno si intreccia e si fonde con le note di Franco Battiato, contemporaneamente suonate dalla band situata nel giardino del Comune di Lari. Persino il direttore dell’orchestra canta insieme al cantante della band.
In questo spazio multi-dimensionale, il pubblico vive lo stesso spettacolo da due diversi punti di vista e – all’interno del proprio habitat – prova emozioni diverse, proprie dell’ambiente particolare in cui sono immersi in quel momento. Chi si trova nella piazza è di fronte al Palazzo di Turandot, chi invece si trova nel giardino del Comune è nei sobborghi di Pechino, insieme al popolo.
Lo spettacolo è suddiviso in tre atti fra ai quali il pubblico si sposta da una location all’altra.
In scena ci sono più di 130 artisti – tra attori, musicisti, coro lirico e coro teatrale – che rispetto alle precedenti edizioni vengono filmati, da una troupe cinematografica in movimento. La regia video, di Nico Lopez Bruchi, intesse una trama che si incastra perfettamente nelle scenografie delle due location di rappresentazione e fa sì che lo spettacolo unico possa esistere in questa nuova sorprendente modalità.
Sull'opera
La struttura dello spettacolo vede la contaminazione tra lirica, musica pop sperimentale, teatro, video, suono, danza dove anche la sezione dei cori è vista e proposta in modo atipico.
Se la trama originale dell’opera di “Turandot” gira intorno a tre enigmi e un rito, in questa rivisitazione si aggiunge un quarto enigma mai rappresentato in scena e mai risolto che riguarda direttamente Giacomo Puccini: il finale dell’opera dopo la morte di Liù.
Amore e potere, tanto forti da trascinare il popolo nel gioco che questi potenti elementi creano, sono alla base della struttura del dramma. Il popolo, elemento fondamentale e trascinante dell’opera, è qui rappresentato da un coro lirico e un coro teatrale, in una trasposizione contemporanea dove Turandot è la guida, armata di una bellezza tanto travolgente da incarnare ciò che ai nostri tempi riveste un ruolo primario nella società, ovvero l’immagine. Il Popolo osserva, commenta, giudica, prende parte in una oscillazione dove domina la violenza e talvolta si cade nella pietà, necessaria quest’ultima ad alimentare ulteriormente lo stato di terrore.
Guardiamo a Puccini quale innovatore, visionario capace di anticipare le sonorità dei linguaggi musicali di oggi e tematiche vicine ai nostri tempi attraverso storie straordinariamente contemporanee.
Franco Battiato è uno dei musicisti che più ha indagato, attraverso vere e proprie contaminazioni musicali, su vari piani, inserendo la musica classica e le voci liriche nelle proprie composizioni, indagando filosoficamente su elementi della natura umana, talvolta in modo enigmatico, incluso il rito e di conseguenza la componente esoterica.
Nel nostro immaginario Franco Battiato è dunque Giacomo Puccini oggi; quello che ne nasce è un mixaggio musicale e drammaturgico che sfrutta due epoche diverse per raccontare un’unica storia…
Contribuenti
Turandot: Ombra della luce da Turandot di Giacomo Puccini
scrittura e regia Loris Seghizzi
aiuto scrittura Edoardo Mancini
assistenza regia Sergio Masiero
direttore del suono Gabriele Guidi
riprese sonore Mirco Mencacci
creazione e direzione cori teatrali Manuela Lo Sicco e Sabino Civilleri
scenografie Cesare Innerzillo
sezione tecnica luci Michele Fiaschi
regia video in diretta Nico Lopez Bruchi
direttrice di produzione Elina Pellegrini
costume designer Eros Carpita
costumi realizzati Manifatture Digitali
sezione lirica Orchestra del Teatro Goldoni di Livorno
direzione Orchestra Mario Menicagli
Sezione Rock
chitarre Giovanni Bracci
batteria Giacomo Macelloni
basso Carlo De Toni
tastiere Luca Ciarfella
voci Daniela Bulleri e Francesco Oliviero


Madama Butterfly: Atroce favola (2022)
Produzione Collinarea Festival 2022
La 24esima edizione di Collinarea Festival ha visto, quale evento portante, la realizzazione dello spettacolo dislocato Atroce Favola tratto da Madama Butterlfy di Giacomo Puccini, realizzato grazie allo strumento Connessioni©.
L’opera, è presentata sotto forma di favola (atroce), il cui soggetto è legato al grande tema della diversità, a partire da quella culturale, motivo troppo spesso di veri e propri abusi di potere, dove quasi sempre le donne e i bambini rappresentano le prime vittime innocenti.
La Favola è raccontata da una nonna ai propri nipoti e i loro piccoli amici, qui rappresentati da un coro di 16 bambini. Sono proprio loro che, vivendo il loro immaginario contemporaneo, contaminano l’opera lirica con sonorità a loro più familiari, ovvero quelle rock, interpretate nello spettacolo attraverso le musiche dei CCCP, CSI e PGR; dando vita così ad un incontro/scontro tra i generi musicali, il canto, la drammaturgia, la scenografia.
Sull'opera
Perché Madama Butterfly?
Il presupposto necessario è che si parla di arte e spettacolo, quindi di stile e di scelte artistiche.
Entrando nello specifico di questa scelta, pensiamo all’opera lirica quale genere di spettacolo che più si addice a una dimensione ampia e dislocata come quella che offre lo strumento Connessioni©. Lo è per le sue peculiarità artistiche e tecniche: un’orchestra, cantanti, cori; e lo è perché racchiude in sé una forte contaminazione tra il teatro – con la prosa e il teatrodanza – il canto e la musica.
Perché la contaminazione Rock?
Attraverso questo tipo di performance avviciniamo mondi paralleli distanti tra loro, quasi in conflitto, non solo a livello culturale, parlando di Oriente e Occidente (Giappone e America al tempo di Madama Butterfly), ma anche pensando all’antico e il moderno – la cui espressione è un borgo medievale digitalizzato – o al rigore della musica colta dell’opera e a trasgressione della musica di derivazione punk-rock, al “bel canto” e al “non canto”, alle generazioni a confronto; tutti elementi che, attraverso Connessioni©, cercano un’armonia comune.
Perché i CSI accostati a Puccini?
Con lo spettacolo vogliamo far emergere il tema forte dell’abuso. Nel panorama musicale italiano pensiamo che i CSI siano la band che più è riuscita a smarcarsi dal mondo commerciale e a portare una forte teatralità nel proprio pensiero artistico. I contenuti dei loro testi sono proprio quelli di cui sopra, sviscerati dalla voce, un po’ liturgia, un po’ prosa e un po’ canto, di Giovanni Lindo Ferretti.
In quello che oseremmo chiamare un esercizio di stile, abbiamo trovato nelle parole di Ferretti e nei suoni dei CSI i temi portanti dell’opera di Puccini, le dinamiche dell’attesa, del dolore, della solitudine e della morte e la voce contemporanea dei personaggi di Madama Butterfly.
Contribuenti
Atroce Favola da Madama Butterfly di Giacomo Puccini
scrittura e regia Loris Seghizzi
assistenza regia Adalgisa Vavassori e Eros Carpita
direttore del suono Marco Ribecai
riprese sonore Mirco Mencacci
creazione e direzione cori teatrali Manuela Lo Sicco
contributi video e scenografie Eros Carpita
regia video in diretta Sabino Civilleri
costumi realizzati Manifatture Digitali
Supervisione artistica John Pascoe
sezione lirica Orchestra del Teatro Goldoni di Livorno
direzione Orchestra Mario Menicagli
Sezione Rock
chitarre Giovanni Bracci
batteria Giacomo Macelloni
basso Alessandro Buonamini
tastiere Luca Ciarfella
voci Daniela Bulleri e Francesco Oliviero